Un "eroe" romagnolo

I primi cento anni del professor Arride Zanchini

di fra. nu.

Ho conosciuto Arride Zanchini poco tempo fa, in un giorno in cui il caro amico Bruno De Modena mi volle portare nella "sua" sezione per discorrere informalmente con degli amici repubblicani interessati a sapere quanto succedeva a Roma. In periferia in genere non sono sufficienti le informazioni che arrivano da giornali e tv, si vuole sentire dalla viva voce di un protagonista, per quanto ipotetico, lo svolgersi degli avvenimenti politici nazionali.

In quell’occasione si alzò Arride Zanchini per chiedermi notizie sulla "salute del PRI". Bruno De Modena mi sussurrò: "Guarda che il signore che ti parla ha 100 anni". Grande fu la mia meraviglia per l’energia che si sprigionava da una persona centenaria che, malgrado i miei ripetuti inviti a stare seduto, mi rispose che al Segretario Nazionale del suo partito si doveva parlare rimanendo in piedi.

Fui colpito anche perché avevo conosciuto altri centenari, ma mai che avessero avuto quell’energia fisica e quella lucidità mentale. Pensai tra me e me: se fosse possibile dovremmo iscriverlo alla Federazione Giovanile Repubblicana! Non è possibile: lo Statuto non ce lo consente. Ah, lo Statuto! Questo oggetto misterioso che regola la nostra vita associativa e che tanti dispiaceri ci procura quando lo dobbiamo rispettare. Tuttavia Luigi XIV non c’è più e nessuno può dire il "Partito sono io". La verità è che il Partito siamo noi e i tanti Zanchini che hanno donato gran parte della loro esistenza agli ideali repubblicani.

Della vita di Zanchini che posso, molto superficialmente, dedurre dai pochi elementi di cui sono venuto a conoscenza, due aspetti mi hanno particolarmente colpito.

Un parallelo con un repubblicano calabrese poco conosciuto ma di grande valore: Francesco Perri. Anche Francesco Perri, ancora bambino, rimase orfano del padre e la madre, donna analfabeta ma irriducibile, pur di farlo studiare lo mandò in seminario. Per sua fortuna il Perri si ammalò e abbandonò la scuola dei preti, tornò a casa, in un piccolo paesino aspromontano e, da autodidatta, si acculturò tanto da divenire negli anni ‘20 editorialista de "La Voce Repubblicana", arrivando nel ‘46 alla sua direzione.L’altro affascinante aspetto di questo signore, amico e sodale repubblicano deriva dal suo mazzinianesimo praticato e non predicato.

La sua passione per l’educazione scolastica somiglia molto a quanto Mazzini faceva a Londra, quando nei sobborghi di quella città raccoglieva i figli degli emigranti per insegnare loro inglese e italiano.

Oggi noi rendiamo omaggio a uno dei fondatori e comunque a uno degli attori principali della storia repubblicana di San Pierino in Campiano. Ed è alla sua tenacia e combattività se le case repubblicane confiscate sono ritornate nel loro alveo naturale, che è la scuola mazziniana.

Ben si attaglia all’amico Zanchini quanto Felice Cavallotti scriveva nel settembre 1893 a Bernardino Grimaldi. Cavallotti ha sbagliato indirizzo, avrebbe dovuto inviare la lettera all’amico Arride! Infatti così recitava: "Io da parecchi anni, ammalato di un’infermità che i medici chiamano il morbo dell’ideale, con in testa la fissazione caparbia di un’Italia quale sognavala il mio generale (Garibaldi)….".

Anche Zanchini per tutta la sua vita è stato ammalato del morbo dell’ideale. Evidentemente la malattia dell’ideale non deve essere tanto grave se consente di vivere così a lungo e di combattere con continuità per gli uomini sofferenti, lottando altresì per affrancarli da soprusi e angherie. Da vero repubblicano.

La domanda che mi sono rivolto ripetutamente in questi giorni è la seguente: Arride ha avuto una vita intensissima, sotto questo profilo potrebbe averne duecento di anni. Egli va in pensione nel 1976 e allora cosa ha fatto in questi ultimi 35 anni della sua vita? Ce lo faccia sapere, poiché sapremo anche noi come andare in pensione.

Certo, l’anno di nascita di Arride non è stato foriero di sviluppi politicamente positivi per l’Italia. La guerra di Libia, la proposta di Giolitti per favorire l’ingresso dei socialisti nel governo, il rifiuto di questi ultimi e il prologo dell’avvento del fascismo.

Tuttavia il nome di Zanchini è tutto un programma: Arride. La vita, malgrado i sacrifici, gli ha arriso.

Che il suo nome possa essere di buon auspicio per il futuro del Partito Repubblicano Italiano. Noi siamo certi che questo auspicio può diventare realtà.